Aprile 19, 2024

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Attivista belga spiata

Qualche mese fa ha pubblicato un sondaggio di Consorzio di 17 media internazionali Ha rivelato che il software Pegasus, progettato dalla società israeliana NSO, ha permesso di spiare Contavano 180 giornalisti, 600 politici e 85 attivisti per i diritti umani. Questo martedì, questo lavoro giornalistico ne parla di nuovo: secondo i nostri colleghi di sera, ci sarà una vittima del nuovo spyware belga.

Non è il primo belga ad essere spiato: i telefoni di Charles Michel e di suo padre, Louis, sono già stati intercettati. Oggi è attivo in Indipendenza del Sahara Occidentale occupato dal Marocco. Con sede nel Limburgo e ha acquisito la cittadinanza belga nel 2017, Maliha Al Mahjoub è coinvolta in un gruppo che difende i diritti umani in questa regione contesa.

Il giovane attivista, che ora si dice “scioccato”, racconta di aver scoperto “qualcosa di strano” mentre giocherellava con il suo smartphone. “Stavo controllando le mie e-mail e ho notato che ce n’era una contrassegnata come letta [alors que je ne l’avais pas ouvert]”.


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All’inizio di novembre ha poi deciso di consegnare il cellulare al laboratorio di intelligenza artificiale che, come ricordo, ha eseguito le analisi e ha collaborato all’ampia indagine. Risultato: l’associazione rileva che ci sono tracce reali dello spyware Pegasus sul telefono bloccato di Maliha.

Per quasi dieci mesi è stato ascoltato e geolocalizzato. “È uno shock, perché non so come funziona il programma. Secondo alcuni rapporti, registra tutto e sempre”., racconta l’attivista che intende intraprendere un’azione legale per esporre la sua vita privata.

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Per lui, è stata l’intelligence marocchina che ha cercato di ascoltarlo. Ma l’ambasciata ci ha contattato, ricordando che ha sempre respinto queste accuse, che lei sa “bugie” e “una soluzione a tutti”.

A luglio, anche il Marocco ha presentato una denuncia contro i media che hanno pubblicato queste informazioni.