Aprile 20, 2024

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È più probabile che la generazione Z controlli le informazioni online, ma sembra anche più probabile che creda a notizie false secondo The News Movement

La generazione Z è la generazione più esperta di tecnologia, il che li ha resi ben consapevoli della necessità di verificare i fatti. I rapporti hanno dimostrato che la Gen Z ha maggiori probabilità di verificare le informazioni che vede online, ma nonostante ciò, sembra anche che sia più probabile che creda alla disinformazione.

Un rapporto pubblicato da The News Movement e OliverWyman Forum ne discute a lungo. Condotto su un periodo di due anni, questo rapporto ha cercato di far luce su ciò che le aziende devono fare per personalizzare i loro contenuti.

Questo rapporto ha rilevato che i social media sono la principale fonte di informazioni per i Gen Zers, che ascoltano i media digitali 2,7 volte più spesso dei media tradizionali e solo il 30% si rivolge a giornali, riviste e altre fonti di informazione.

Il 57% dei Gen Zer afferma che i social media sono la loro solita fonte di informazioni, ma sembrano fidarsi di meno. Il 60% di loro afferma di preoccuparsi dei formati di informazioni brevi, come video e vignette, perché questo è il tipo di informazioni che probabilmente non fornirà loro il contesto di cui hanno bisogno.

Inoltre, il 50% dei Gen Zers afferma che i social media li hanno resi più sensibili alle fake news. Il 50% di loro è anche consapevole che il loro desiderio di personalizzazione può intrappolarli in una sorta di bolla ideologica.

La generazione Z è ancora molto giovane e i suoi membri potrebbero ancora abituarsi alla raffica di notizie che ricevono. Ci vorrà del tempo per imparare a distinguere le informazioni legittime dai dati errati, ma la loro consapevolezza della verifica dei fatti è un segnale incoraggiante, in quanto indica che c’è speranza per loro.

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Fonte: The News Movement

E tu?

Trovi questo rapporto pertinente?
Pensi che la Gen Z abbia ragione ad affidarsi ai social media come principale fonte di informazioni? Questo fenomeno li rende più sensibili alla disinformazione?

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