Aprile 19, 2024

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Bilancio: 10 miliardi di sforzo in più solo per stabilizzare il debito

Bilancio: 10 miliardi di sforzo in più solo per stabilizzare il debito

Se, a livello fiscale, il Consiglio Supremo delle Finanze (CSF) non è più molto attivo, d’altra parte, la sua sezione “Fabbisogno finanziario” non è inattiva. Venerdì scorso l’organismo ha emesso un parere piuttosto forte su quali percorsi di bilancio avrebbero il vantaggio di affrontare gli audit della Commissione europea. Insomma, il Qcs raccomanda di ridurre il disavanzo pubblico del 2,1% del Pil nei prossimi tre anni, che è un misero 12 miliardi di euro.

E va detto che, allo stato attuale delle discussioni, al loro posto, il Comitato sarà più intransigente che in passato nei confronti dei nostri conti pubblici. L’establishment europeo ha già abbandonato la spesa pubblica degli Stati membri in relazione prima alla crisi sanitaria, poi alla guerra in Ucraina. Questa è stata chiamata la clausola di eccezione generale, che ha consentito agli Stati membri di spendere di più per affrontare la crisi, senza subire l’ira dell’establishment europeo. May cette fameuse clausole sera désactivée à la fin 2023. Même si Ecolo et le PS, surtout, disent s’y oppositore, plus aucun écart temporaire par rapport aux exigences budgétieres normalmentement applicables ne sera permis avec la proposition quasi enterrinée que se trouve sur la tavolo. Quindi il Patto di Stabilità e Crescita ei suoi obiettivi da raggiungere (un massimo del 3% del deficit del PIL, e una riduzione del rapporto debito/PIL a circa il 60% del PIL, in particolare) saranno ricordati con affetto dal Belgio.

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Anno elettorale 2024

Qui entra in gioco il ruolo della relazione del Consiglio Supremo delle Finanze. Garantire la sostenibilità delle nostre finanze pubbliche e soprattutto assicurare che il debito si mantenga a livelli prudenti nel medio termine (da 3 a 5 anni), in conformità con il nuovo Debt Sustainability Framework (Debt Sustainability Analysis Framework, o DSA) della Commissione CSF ha sviluppato tre scenari. E il terzo, che non è il più difficile ma il più sicuro per raggiungere più rapidamente questi obiettivi importanti (stabilizzare il debito, tornare a un deficit del 3% entro il 2026) è ridurre il deficit del 2,1% del PIL entro il 2026, con la maggior parte del sforzo nel 2024. Certo, l’ultima riunione di bilancio, alla luce di una situazione meno grave del previsto (crescita leggermente più forte, occupazione in linea e soprattutto prezzi dell’energia più bassi), ha portato a un accordo su uno sforzo aggiuntivo di 1,8 miliardi di euro, o 0,3% del PIL Totale per il periodo 2023-2024. Il deficit previsto nel 2024 dalla società di Vivaldi è ora del 4,3% del PIL (per tutti i livelli energetici), ovvero 25,7 miliardi di euro.

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Con il grande scoop – il contesto è ancora incerto e le variabili stanno cambiando rapidamente – serviranno quindi circa altri 10 miliardi di tagli nei prossimi tre anni per passare dal rosso all’arancione dei nostri conti pubblici. E fissiamo il nostro debito a circa il 105% del PIL. Lo sforzo è massiccio, ma ancora più debole di quello ipotizzato a febbraio dal Federal Planning Office (quasi 20 miliardi di riduzioni del deficit nei prossimi quattro anni). Il problema, soprattutto, è che l’anno su cui concentri la maggior parte degli sforzi è… un anno elettorale. Ma come si legge tra le righe del rapporto del CSF, se questo sforzo non sarà fatto abbastanza velocemente, amplificherà gli sforzi che il prossimo governo dovrà compiere. Così, la primavera del 2024, che segnerà il ritorno delle famose “regole di bilancio europee”, sarà calda per il prossimo esecutivo. “In ogni caso, richiederà un programma più ambizioso e attento di quello di questa legislatura, che porta solo a minime riforme.“, secondo le stime di questa fonte governativa. Chi è stato?